Off topic: il Martini cocktail


Si dice che non ci sia miglior tranquillante di un Martini, che uno non sia abbastanza e tre siano troppi, che sia una filosofia di vita, un punto d’arrivo. Effettivamente pochi cocktail godono di una storia così lunga e gloriosa, ricca di fan appassionati e famosi nella realtà come nella finzione cinematografica. La forza del Martini sta tutta nella sua purezza e semplicità: pochissimi ingredienti che però opportunamente scelti e declinati generano decine di varianti e alimentano ogni giorno il mito di questa ricetta.
Intanto Il Martini non c’entra nulla con il Martini & Rossi vermouth, ma pare prenda il nome da un tal Martini originario Arma di Taggia barista a New York nel 1910, oppure da un tal Martinez di New Orleans o ancora forse da una cittadina californiana. Il Martini vermouth in ogni caso nacque molti anni dopo.


Probabilmente la ricetta originale del 1862 appariva sotto il nome di “gin cocktail” e prevedeva 2 once e 1/2 di gin, 1 oncia e 1/2 di vermouth dolce, 1/2 cucchiaino di liquore al maraschino, 2 gocce di orange bitter, shackerato e servito con una ciliegia al maraschino. Fu poi Martinez nel 1887 a sostituire il vermouth dolce con il dry francese Noilly Prat. E’ possibile che poi il nostro Martini abbia codificato la ricetta con solo gin e vermouth dry. L’evoluzione del cocktail verso le forme più pure e cristalline hanno fatto nel seguito preferire il più secco Vermouth bianco dry di Martini & Rossi.
La ricetta dell’Internationa Bartender Association è precisa:
Ingredienti:
Vermouth dry 1/5
Gin 4/5
Ghiaccio
Oliva verde o buccia di limone
Si riempe di ghiaccio sia il mixing glass che il classico bicchiere da Martini. Il ghiaccio deve essere a cubetti di pezzatura media, molto freddo e asciutto, scoppiettante, ma soprattutto fatto con acqua oligominerale pura e insapore; per capirsi possibilmente non del lavandino. Si scola con il filtro l’acqua in eccesso nel bicchiere e si aggiungono vermouth e gin. Sul vermouth abbiamo già detto. Anche il gin però deve essere di ottima qualità. Più buono è il gin e più buono è il cocktail, semplice no? Tanqueray, Tanqueray n°10 e Bombay Sapphire possono andare bene, ma non c’è limite al meglio.
Il Martini va mescolato con l’apposito stirrer, mai shakerato, altrimenti si intorbida e la trasparente purezza va a farsi friggere. Bisogna mescolare per circa una decina di secondi, poi si butta via il ghiaccio del bicchiere da Martini e si riempe con il cocktail filtrato dal mixing glass. Un punto va sottolineato. Oliva o buccia di limone? O l’una o l’altra, mai assieme! Per quanto riguarda l’oliva, non c’è niente di più triste di una Saclà sbattuta nel vostro bicchiere con il suo carico di salamoia unta che lascia sulla cristallina superficie del cocktail delle orrende chiazze oleose. Le olive dovrebbero essere preventivamente macerate a lungo nel vermouth o nel gin proprio per eliminarne l’intrinseca oleosità. Siccome è difficile trovare nei locali comuni questo genere di oliva, meglio optare per la scorza di limone. Attenzione però. La scorza deve essere pelata superficialmente senza asportare la parte bianca e amara, e deve provenire ovviamente da frutti non trattati con anticrittogamici. La sua presentazione coreografica a forma di sottile stringa annodata aiuta la fuoriuscita degli oli essenziali. Alternativamente si può spremere leggermente la buccia sulla superficie e poi lasciarla cadere elegantemente nel cocktail.
La ricetta classica ammette molte varianti, di cui due famosissime.
Hamingway o Montgomery
Molto apprezzata dal famoso scrittore, prevede un rapporto gin/vermouth di 15/1 come il rapporto di forze con il nemico ritenuto ideale dal generale Montgomery per vincere una battaglia. In pratica si versa il vermouth nel mixing glass, si mescola, si filtra buttando il vermouth e si aggiunge il gin al ghiaccio così aromatizzato. E’ le versione più pura e affascinante se il gin è buono.
Vodka Martini
E la versione del cocktail dove la vodka sostituisce il gin. Nella vulgata cinematografica è il cocktail amato da James Bond, anche se per la precisione la descrizione esatta della ricetta fatta nel 1953 da Ian Fleming in “Casino Royale” è «tre parti di gin, una di vodka e mezza di Lillet Blanc, shakerare sul ghiaccio e aggiungere una scorza di limone». Il nome di questa versione è Vesper Martini. La torbidità apportata dallo shaker al cocktail naturalmente calza a pennello con la torbida personalità dell’agente segreto!
Siti per approfondire
http://www.barcelonacafe.it/french-Martini.php
http://web.tiscalinet.it/dryMartini/
Luk

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About Luca Risso

Luca non è un esperto di vino nel senso comune del termine, anzi non è affatto un esperto ma piuttosto un entusiasta del vino, un curioso di tutto ciò che è collegato con la cultura del vino del paese (Italia) e della regione (Liguria) in cui vive. La sua formazione personale lo rende particolarmente interessato agli aspetti teorici e tecnici della viticoltura e della vinificazione, al punto di piantatura una propria vigna microscopica e di produrre alcune bottiglie del Merlot. La sua esperienza è documentata nella rubrica "Vino in garage" del portale enogastronomico www.tigulliovino.it .

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