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La reciprocità dei polifenoli

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La lettura sul sempre interessante Winesurf di questo e di questo articolo sull’uso dei tannini in enologia, mi ha ispirato una considerazione paradossale.
L’uso di questi preparati di origine talvolta totalmente estranea all’uva, è oramai un fatto diffuso e accettato senza tanti problemi. I motivi sono ampiamente spiegati dai due articoli citati. Tra le altre cose i tannini sono apprezzati come stabilizzatori del colore dei vini rossi, in quanto si legano con gli antociani formando composti colorati più scuri e più resistenti all’ossidazione. Orbene, vediamo se invece io riesco a essere chiaro nello spiegare questo paradosso.
Tannini e antociani sono entrambi polifenoli, e hanno come costituente della loro molecola lo ione flavilio (che bel nome) rappresentato in figura. Sono due molecole “moralmente” equivalenti, se mi si passa il temine. Si legano e si stabilizzano a vicenda.
Ma allora perché è accettato l’uso di tannini esogeni alla propria uva per stabilizzare il colore del vino, e invece respinto l’uso di antociani esogeni per stabilizzare i tannini? Perché posso usare tannini per dare al barolo un colore più stabile, e non posso usare, chessò, la malvina estratta da una melanzana per smussarne e stabilizzare i tannini, ottenendo anche un bel blu profondo?
Mistero!

Luk