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Il Tavernello è umido


La Barrique non va proprio più di moda. Perfino il Tavernello sbandiera affinamenti in botti grandi, molto grandi, e l’esimio enologo Prof. Vincenzo Tini (nomen omen) ci informa che per fare un buon Tavernello è molto importante il controllo della temperatura ma soprattutto (sic!) dell’umidità!!
Luk

Merlot, ultima frontiera

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Il mio più valido collaboratore, tornando per le vacanze di Natale in Albania, conoscendo le mie insane passioni mi ha portato in regalo una bottiglia di Merlot locale. Non si tratta del prodotto di una piccola azienda, ma di un produttore apparentemente “importante”, con il nome altisonante di Gjergj Kastrioti “Skenderbeu”, eroe nazionale albanese perito nella guerra contro l’impero Ottomano. Una cantina recensita addirittura da un sito svedese dedicato alle scorribande enoiche.
Questa azienda pruduce un Merlot, un Cabernet, un Riesling, ed un autocnono Shesh i zi.
Mi ha fatto sorridere sorseggiare un Merlot albanese, senza annata riportata sulla bottiglia, perfetto prototipo del vino globalizzato, dal lieve profumo e gusto di trucioli, piatto e inoffensivo. Mi chiedo quale possa essere il suo costo di produzione, o quanto possa costare importarne qualche cisterna in Toscana, o giù di li, zona Chianti o perfino Montalcino…
Kantina e Pijeve Gjergj Kastrioti “Skenderbeu” Sh.a.
Rrashbull, Durres
Tel. 052 64627, 052 64628
Luk

Palle e palloncini

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Se, come me, pensate sia una decisione priva di senso quella di portare il limite legale del tasso alcolico nel sangue a 0,2% (ora è 0,5%, espresso in grammi di alcol ogni 100 ml di sangue), anziché intensificare e rendere efficaci i controlli, potere copiare la lista in calce di indirizzi di posta elettronica dei componenti della commissione parlamentare trasporti (che a gennaio deciderà in merito) e spedire loro questa lettera, diffusa su Facebook.
Non servirà a nulla, ma tanto vale provare, no?
Luk

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Io mi sento Italiano


Io mi sento Italiano quando Alfonso si domanda come sapere se sono Italiano.
Mi sento Italiano anche quando Gianpaolo non vuole essere Italiano.
Mi sento Italiano quando Michele annusa e scappa.
Mi sento Italiano anche quando Domenico vuole vendere buoni vini Italiani in America e Tracie si fa una bella pasta e fagioli.
Mi sento Italiano quando mi da fastidio notare i miei difetti, e quando li riconosco tutti.
Mi sento Italiano quando mi dispiace di essere Italiano e quando sono contento di essere Italiano.
Mi sento Italiano quando bevo Tavernello, ma anche quando bevo Brunello. Mi sento ancora più Italiano quando bevo Barolo.
Non potrei mai essere diverso, perché sono Italiano.
Luk

Feisbuc

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Facebook (o Feisbuc come viene affettuosamente chiamato dagli utenti italiani) è la nuova mania della rete. Ma cose è in realtà? A cosa serve?
Risposta alla prima domanda: è una diversa rappresentazione di internet, dove è possibile (in teoria) fare tutte le cose che si fanno in mille altri siti, ma tutte nello stesso ambiente, essendo in contatto costante e visivo con tutti i contatti o amici della propria rubrica. Questa è la sua forza
Risposta alla seconda domanda: a tutto e quindi a niente. Questo è il suo limite.
Non voglio aggiungere nulla alle tante critiche sociomassmediologiche già rimasticate in vario modo, ma mi piace fare una constatazione. Se si cercano con l’apposita funzione tutti i gruppi di discussione dedicati al vino, ne saltano fuori più di 500. Ognuno può creare un gruppo dedicato al suo vinello del cuore, e quindi è normale sia così. Ma quanto è il traffico dedicato al vino anche nei gruppi più frequentati? Praticamente zero.
Quindi per riassumere Facebook sembra un enorme posto dove tutti fanno numero, ma dove nessuno fa nulla. E forse a questo serve: pausa, relax, cazzeggio, insomma la caffetteria aziendale, la pausa cappuccino, il brusio e il chiacchiericcio della rete che diventano sito. Basta non crederci troppo!
Luk

Uno per uno

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Se un noto blogger nonché enotecaro è rimasto favorevolmente colpito dal pigato di Valleponci presentato a Genova nel corso dell’ultimo Critical Wine, nei freddi saloni del centro sociale okkupato Buridda (ndr. Buridda, per chi non lo sapesse, è un gustoso guazzetto di pesce Genovese a base di seppie), un altro blogger ha apprezzato tantissimo un vin santo toscano, non della zona classica ma delle Colline Pisane.
Si tratta per la precisione del Vin Santo del Chianti Riserva DOC 2001 dell’Azienda Agricola Sorelle Palazzi, prodotto in modo assolutamente tradizionale con i vitigni Trebbiano (75%), Malvasia Toscana (15%) e Colombana (10%).
Il colore è ambrato, con sfumature color miele. Al naso è una esplosione di frutta secca, agrumi, rabarbaro, note eteree con un fondo di nocciola in composizione molto armonica.
In bocca ovviamente è dolce ma non sciroppato, sostenuto da una buona freschezza di base, e di lunga persistenza.
Un vin santo come davvero se ne assaggiano pochi, tradizionale nella vinificazione, ma “moderno” per pulizia e carattere.
Luk

Vini di Vignaioli 2008

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Anche quest’anno si è svolta a Fornovo nei giorni 2-3 Novembre, la manifestazione Vini di Vignaioli, organizzata dall’instancabile Christine Cogez-Marzani, ristoratrice a Parigi nel locale L’Appennino, e anche quest’anno Christine è riuscita a radunare nel piccolo borgo della Val di Taro un bel numero di produttori accomunati dall’approccio biologico o biodinamico alla coltivazione della vite e alla trasformazione dell’uva in vino.
Nel senso più stretto questo significa non usare alcun prodotto chimico nè in vigna nè in cantina, lasciare che la fermentazione sia determinata dai lieviti naturalmente presenti nell’ambiente, non praticare alcuna tecnologia enologica che implichi l’introduzione nel vino di sostanze esterne quali chiarificanti, stabilizzanti ecc, non filtrare il vino ottenuto. Diciamo subito che questa interpretazione non è messa in pratica quasi da nessuno. In senso molto più ragionevole i produttori di vini naturali sono invece accomunati da un uso il più limitato possibile in vigna dei composti del rame e dello zolfo per il controllo delle malattie (quindi nessuna altra sostanza chimica di sintesi), da un impiego preferibile di lieviti indigeni anziché selezionati (anche se questi ultimi non sono da tutti esclusi, così come addirittura gli enzimi), da un impiego moderato dell’anidride solforosa come unico additivo chimico in vinificazione, e da limitate chiarifiche e filtrazioni del vino. Come si vede c’è una certa elasticità nell’interpretazione di questi concetti, fonte spesso di diatribe e fraintendimenti che sono state all’origine delle spaccature e della frammentazione del movimento biologico-naturale. I vignaioli presenti a Fornovo sono invece selezionati e garantiti direttamente da Christine, che ha oramai stretto con tutti rapporti di vera amicizia e fiducia reciproca.
Chiariamo che non è stata una cosa facile, e che agli inizi i prodotti proposti a “Vini di Vignaioli” non sempre erano all’altezza. Nel corso degli anni però la crescita del livello qualitativo è stata evidente e costante, e vignaioli prima tecnicamente un po’ zoppicanti, hanno piano piano trovato una loro cifra stilistica, una direzione di miglioramento che li ha condotti quest’anno ad un livello medio molto alto, con punte di vera eccellenza.
Quello che segue è un limitato e parziale spaccato di “Vini di Vignaioli 2008”, un piccolo insieme di impressioni e considerazioni del tutto personali su produttori e prodotti, basato sulla visita di domenica 2 Novembre alla manifestazione.

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Vissani in Val di Vara


Mi rendo conto di diventare un po’ Val-di-Vara-centrico, ma come ignorare il passaggio estivo in valle del più famoso cuoco italiano? Eccolo qui in tutto il suo splendore nel borgo medioevale di Brugnato durante la registrazione della rubrica di Uno Mattina Sabato e Domenica Estate andata in onda il 13 Settembre 2008, nel finale insieme a Massimo, patron della raccomandabilissima Taverna dei Golosi.
Buona visione!
Luk