Feisbuc

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Facebook (o Feisbuc come viene affettuosamente chiamato dagli utenti italiani) è la nuova mania della rete. Ma cose è in realtà? A cosa serve?
Risposta alla prima domanda: è una diversa rappresentazione di internet, dove è possibile (in teoria) fare tutte le cose che si fanno in mille altri siti, ma tutte nello stesso ambiente, essendo in contatto costante e visivo con tutti i contatti o amici della propria rubrica. Questa è la sua forza
Risposta alla seconda domanda: a tutto e quindi a niente. Questo è il suo limite.
Non voglio aggiungere nulla alle tante critiche sociomassmediologiche già rimasticate in vario modo, ma mi piace fare una constatazione. Se si cercano con l’apposita funzione tutti i gruppi di discussione dedicati al vino, ne saltano fuori più di 500. Ognuno può creare un gruppo dedicato al suo vinello del cuore, e quindi è normale sia così. Ma quanto è il traffico dedicato al vino anche nei gruppi più frequentati? Praticamente zero.
Quindi per riassumere Facebook sembra un enorme posto dove tutti fanno numero, ma dove nessuno fa nulla. E forse a questo serve: pausa, relax, cazzeggio, insomma la caffetteria aziendale, la pausa cappuccino, il brusio e il chiacchiericcio della rete che diventano sito. Basta non crederci troppo!
Luk

Uno per uno

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Se un noto blogger nonché enotecaro è rimasto favorevolmente colpito dal pigato di Valleponci presentato a Genova nel corso dell’ultimo Critical Wine, nei freddi saloni del centro sociale okkupato Buridda (ndr. Buridda, per chi non lo sapesse, è un gustoso guazzetto di pesce Genovese a base di seppie), un altro blogger ha apprezzato tantissimo un vin santo toscano, non della zona classica ma delle Colline Pisane.
Si tratta per la precisione del Vin Santo del Chianti Riserva DOC 2001 dell’Azienda Agricola Sorelle Palazzi, prodotto in modo assolutamente tradizionale con i vitigni Trebbiano (75%), Malvasia Toscana (15%) e Colombana (10%).
Il colore è ambrato, con sfumature color miele. Al naso è una esplosione di frutta secca, agrumi, rabarbaro, note eteree con un fondo di nocciola in composizione molto armonica.
In bocca ovviamente è dolce ma non sciroppato, sostenuto da una buona freschezza di base, e di lunga persistenza.
Un vin santo come davvero se ne assaggiano pochi, tradizionale nella vinificazione, ma “moderno” per pulizia e carattere.
Luk

Vini di Vignaioli 2008

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Anche quest’anno si è svolta a Fornovo nei giorni 2-3 Novembre, la manifestazione Vini di Vignaioli, organizzata dall’instancabile Christine Cogez-Marzani, ristoratrice a Parigi nel locale L’Appennino, e anche quest’anno Christine è riuscita a radunare nel piccolo borgo della Val di Taro un bel numero di produttori accomunati dall’approccio biologico o biodinamico alla coltivazione della vite e alla trasformazione dell’uva in vino.
Nel senso più stretto questo significa non usare alcun prodotto chimico nè in vigna nè in cantina, lasciare che la fermentazione sia determinata dai lieviti naturalmente presenti nell’ambiente, non praticare alcuna tecnologia enologica che implichi l’introduzione nel vino di sostanze esterne quali chiarificanti, stabilizzanti ecc, non filtrare il vino ottenuto. Diciamo subito che questa interpretazione non è messa in pratica quasi da nessuno. In senso molto più ragionevole i produttori di vini naturali sono invece accomunati da un uso il più limitato possibile in vigna dei composti del rame e dello zolfo per il controllo delle malattie (quindi nessuna altra sostanza chimica di sintesi), da un impiego preferibile di lieviti indigeni anziché selezionati (anche se questi ultimi non sono da tutti esclusi, così come addirittura gli enzimi), da un impiego moderato dell’anidride solforosa come unico additivo chimico in vinificazione, e da limitate chiarifiche e filtrazioni del vino. Come si vede c’è una certa elasticità nell’interpretazione di questi concetti, fonte spesso di diatribe e fraintendimenti che sono state all’origine delle spaccature e della frammentazione del movimento biologico-naturale. I vignaioli presenti a Fornovo sono invece selezionati e garantiti direttamente da Christine, che ha oramai stretto con tutti rapporti di vera amicizia e fiducia reciproca.
Chiariamo che non è stata una cosa facile, e che agli inizi i prodotti proposti a “Vini di Vignaioli” non sempre erano all’altezza. Nel corso degli anni però la crescita del livello qualitativo è stata evidente e costante, e vignaioli prima tecnicamente un po’ zoppicanti, hanno piano piano trovato una loro cifra stilistica, una direzione di miglioramento che li ha condotti quest’anno ad un livello medio molto alto, con punte di vera eccellenza.
Quello che segue è un limitato e parziale spaccato di “Vini di Vignaioli 2008”, un piccolo insieme di impressioni e considerazioni del tutto personali su produttori e prodotti, basato sulla visita di domenica 2 Novembre alla manifestazione.

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Vissani in Val di Vara


Mi rendo conto di diventare un po’ Val-di-Vara-centrico, ma come ignorare il passaggio estivo in valle del più famoso cuoco italiano? Eccolo qui in tutto il suo splendore nel borgo medioevale di Brugnato durante la registrazione della rubrica di Uno Mattina Sabato e Domenica Estate andata in onda il 13 Settembre 2008, nel finale insieme a Massimo, patron della raccomandabilissima Taverna dei Golosi.
Buona visione!
Luk

Fried mushies at Bilson’s

by Martin Field
Lunch was at Bilson’s in Sydney. Foster’s Group winemakers were hosting a roadshow for winewriters from all over.
I’d asked for the vegetarian option at lunch and was dreading a glutinous risotto or an over-oreganoed, limp-wristed pasta. Should have trusted Bilson’s reputation, the chef presented as a main, one of their entrée items: Fricassee of Wild Mushrooms with Truffle and Poached Egg.
Picture: a beautiful platescape of a perfectly poached egg surrounded by sautéed Shimeji mushrooms, King Brown mushrooms, chanterelles, oyster mushrooms, fresh black truffles. Anointing the egg is a ‘salt’ of marinated chanterelles, thinly sliced King Brown, black truffle slices and cepes. The accompanying sauce contains cepes, chanterelles and King Browns. Crowning the dish is a tiara of latte-hued foam made with madeira and mushroom cream.
Not as complicated as it sounds but as delicious a course as ever I’ve been served. Went down very well with a goblet of Castello di Gabbiano Chianti Classico 2006.

Cruising Southeast Asia

by Martin Field
Just back from a cruise on the good ship Superstar Gemini. We sailed from Singapore to Thailand, Vietnam and Hong Kong.
All meals were included in the cruise price, drinks were not. Cuisine was European with the occasional Asian dish. Vegetarian options were limited. In the Ocean Palace restaurant you dined semi-formally, with waiter service, table linen and all. The restaurant has a ludicrous rule that men may not wear shorts or sandals to dinner(we are in the tropics during monsoon you should know). Women wear what they like.
The ship’s other restaurant, the Mariners’ Buffet, is more casual and the food is self-served, er, from a buffet.

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Star drinking

by Martin Field
Glenmorangie The Original Single Malt Scotch – up to $70 ****
Ten years old, according to the label, and matured in ‘Bourbon oak casks’. And you can detect the oaky vanilla as you first inhale this distinctive Scotch. There is also a faint aroma of smokiness and a hint of lemon. The palate is light and velvet in texture and you’d swear there was honey in there somewhere, along with top notes of lime and lemon. Drink with just a splash of water and leave the ice and mixers for the tourists. Classy stuff indeed.
Appleton Estate Reserve Jamaica Rum – up to $55 ****
‘Aged 8 years.’ Lifted aromatics of Demerara sugar and island spices. Sweet and mellow in the mouth it flows down the throat like molten golden syrup. Definitely a sippin’ rum, drink it from a goldfish bowl as you would a Cognac or malt scotch. I wouldn’t spoil it with mixers; maybe ice or a few drops of water to enhance the esters.
Tulloch Hunter River White 2008 – up to $22 **
A blend of chardonnay, semillon and verdelho from the Hunter. Tropical fruity nose leads to a well-weighted palate, replete with zesty and refreshing elements of passionfruit and pineapple.
Plantagenet Great Southern Riesling 2008 – up to $22 ***
This wine’s bouquet of sweetness and limes reminded me of a wedge of Key Lime Pie I once savoured. Its palate is light, dry and delicate showing some of that lime tartness along with Granny Smith apples. The finish shows a zingy acidity.
Pfeiffer The Carson Gewürztraminer 2008 – $16.50 **$
King Valley, Victoria. Lime blossoms and roses dominate the bouquet. The palate is smooth and softish with some grapey sweetness. Try with entrée dishes.
Cape Mentelle Sauvignon Blanc Semillon 2008 – up to $28 ***
Margaret River. Western Australia. The nose shows white flowers, an edge of lime juice and a hint of toasted oak. On the palate we find kiwi fruit, blackcurrant leaf, hay and lime zest. The finish is distinctly crisp and dry. Fine aperitif style.

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Champagne corks, chaos and butterfly wings

by Martin Field
I was reflecting one night, over an aged cognac, on chaos theory. Popularised by the notion that the gentle motion of a butterfly’s wings in, say, Noosa, may very well cause a typhoon in, say, the Philippines.
Extraordinary, I thought, and hard to believe, but then again all things are possible.
How does one separate theory from fact? I wondered.
By scientific experimentation, I answered myself readily.
So, just a moment ago, I popped the cork of a bottle of champagne.
I do not take responsibility for the consequences of this action but, wherever you are in the world, I say to you:
‘Do you notice a slight freshening of the breeze? Did the dogs just start to bark?
‘Be very afraid!’

Vale Bailey Carrodus

by Martin Field
Readers familiar with Yarra Yering wines will be saddened to hear of the passing of winery founder, Dr Bailey Carrodus, after a short illness, on 19 September 2008.
A personal reminiscence
I knew Bailey fleetingly in the late ’70s and early ’80s. He was a loveable if sometimes irascible character with an incisive mind. His wines were highly individual and did not always suit the prevailing palates of the day. Despite the critics, Bailey created his own unmistakable style and gained a wide international market.
Strange that we were friendly. When we first met, (I was brash) I shared my considered opinion that some of his ’70s wines were a tad too acidic. I got the inimitable Carrodus look…

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