Il Mio Vino (chiamami #Mario)

Mi sono veramente rotto di post/topic come questo dove c’è sempre quello che crede di esser il migliore, il più puro, il più bello, il più sano, il più naturale, il più biologico, il più biodinamico, il più figo, e dove le varie tifoserie spesso si insultano ma sempre parlano, parlano, parlano, parlano, parlano sovente sorrette dalla sola supponenza, senza una logica, senza cognizione di causa,  sospinte solo da un pregiudizio senza fine.

Amico produttore, il mio #Mario interiore ti domanda solo tre cose. Tutto il resto sono affari tuoi. Non voglio sapere niente tranne queste tre cose che sono le sole che giustificano il sofferto esborso della mia sudata moneta.

Il tuo vino  (anzi il mio perché l’ho comperato)  deve essere solo queste tre cose qui. Attenzione sembra facile ma non lo è.

Buono

Ebbene sì, il tuo vino deve essere buono, non deve puzzare sennò anche se sei bio il mio vino  torna a essere tuo, nel senso che te lo puoi bere tu.  Non deve avere cattivi sapori, non deve essere ossidato, amaro,  rifermentato ad  minkiam, torbido e fangoso, e così via.  Insomma,  primum non nocere.

Identificabile

Buono non basta. Il mio vino deve essere anche identificabile, non tanto per un malposto concetto di territorio, che non si sa mai bene che cosa sia esattamente, ma proprio perché lo fai tu. Se bevo il tuo vino devo essere in grado di riconoscere che lo hai fatto tu, magari con un po’ di allenamento certamente, ma il tuo/mio vino deve essere diverso da quello del tuo vicino di vigna, anche se fosse tuo fratello gemello. Nel vino ci deve essere la tua mano ma anche la tua anima, non si scappa.

Legale

Non mi interessa particolarmente quello che fai in vigna o in cantina, purché si fatto tutto nei limiti delle leggi, che ci sono, sono precise e troppo spesso aggirate fraudolentemente. Non mi importa se usi il mancozeb, purché lo usi con scrupolo e secondo le prescrizioni igenico sanitarie previste dai regolamenti. Non mi importa se usi il cornoletame, non dirmelo nemmeno sennò finisce pure che litighiamo, non mi importa se usi 10 mg in più o in meno di solforosa, tanto la sostanza più tossica presente nel vino non potremo mai toglierla.  Insomma incomincia almeno a rispettare la legge, sarebbe  già una gran bella cosa se tutti facessero come te!

Luk

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About Luca Risso

Luca non è un esperto di vino nel senso comune del termine, anzi non è affatto un esperto ma piuttosto un entusiasta del vino, un curioso di tutto ciò che è collegato con la cultura del vino del paese (Italia) e della regione (Liguria) in cui vive. La sua formazione personale lo rende particolarmente interessato agli aspetti teorici e tecnici della viticoltura e della vinificazione, al punto di piantatura una propria vigna microscopica e di produrre alcune bottiglie del Merlot. La sua esperienza è documentata nella rubrica "Vino in garage" del portale enogastronomico www.tigulliovino.it .

7 thoughts on “Il Mio Vino (chiamami #Mario)

  1. gianpaolo paglia

    Tutta la mia vita professionale ho pensato che chi beve il mio vino ha diritto alle cose che hai detto. Rimango stupito quando qualche produttore sottovaluta “qualche difettuccio”; una sorta di via di mezzo tra il “stiamo lavorando per te (con i tuoi soldi, grazie), porta pazienza, ecche sara’ mai”, e il “non e’ il vino che non va bene, sei tu che non lo capisci”.
    Intendiamoci, fare il vino e’ sempre un rischio, specie se non lo si vuole ammazzare, e prima o poi qualche problema tocca a tutti, ma non si dovrebbe mai dimenticare che qualcuno quelo vino l’ ha pagato con soldi buoni.

  2. Jacopo Cossater

    Comunque mi sembra che questa cosa del “difetto” sia un po’ sopravvalutata. Non ci sono vie di mezzo, o un vino è “giusto” nel senso di buono o non lo è.

    Il fatto è che sicuramente ci sono piccole cantine che spacciano per naturali vini con dei problemi oggettivi, ma additare questa presunzione a tutto il movimento naturale mi sembra eccessivo (non nel tuo post Luk, in generale). Non è un caso che i più grandi produttori di vino naturale siano in grado di fare vini straordinari. E non è un caso abbiano conoscenze enologiche di molto superiori alla media, come se il loro fosse un percorso che ad un certo momento ha cominciato ad andare al contrario, ed hanno cominciato a disimparare.

  3. Luca Risso

    @Jacopo
    Grazie per la puntualizazione, non vorrei che il mio post fosse considerato tout court una critica dei vini naturali.
    Luk

  4. gianpaolo paglia

    @Jacopo. Qui si apre una materia che ouo’ diventare soggettiva all’infinito: la definizione di difetto. Conosco gente che beve vini che per me sono imbevibili e che continua a berli con soddisfazione. Certamente chiunque puo’ dire che qualunque problema nel vino non e’ un difetto, a parte forse quelli gia’ stabiliti per legge. Io ti posso dire per certo che ho dovuto qualche volta ritirare qualche migliaio di bottiglie dal mercato, ristapparle, buttare bottiglia, tappo, etichetta, e rimbottigliare il tutto semplicemente perche c’erano dei depositi di tartrati nel fondo di un vino giovane. E’ chiaro che fino ad un certo punto dipende dal tipo di cliente al quale ci si rivolge, come dicevo piu’ sopra sembra che vi siano dei clienti che sono disposti ad accettare vini che per altri sono difettati. Allora sarebbe forse opportuno indicarlo in etichetta che un vino non e’ stabile e puo’ andare soggetto a rifermentazione, ad es.

  5. Luca Risso

    Sotto certi aspetti è una fortuna che i gusti non siano tutti uguali, così ogni “stile” di vino ha un suo pubblico e mercato. Un po’ di tartarato sul fondo a molti non darebbe nessun fastidio, ma in genere sono i bevitori più evoluti coloro che accettano deviazioni dalla norma in base a un principio di esperienza e conoscenza del prodotto/produtore. Basti pensare al successo dei vini sur lie o “colfondo” .

    Però è anche vero che una puzza è una puzza, e l’amaro è sempre amaro.
    Luk

  6. Alessandro Olivieri

    Quello che ancora non ho capito e secondo me nemmeno molti produttori di vino “biologico/biodinamico” è che il vino di per se è un prodotto naturale ovvero ottenuto da materia prima naturale con metodi artigianali/industriali magari con qualche piccola aggiunta ma sempre prodotto naturale è!! La scienza e la tecnica enologica sono evolute nel tempo come tutte le altre scienze quindi perchè accanirsi oggi a fare il vino come lo faceva il mio nonno…che poi dopo qualche mese era aceto? Forse perchè oggi è di moda il biologico a tutti i costi ed in tutti i settori….magari alcuni vorrebbero tornare indietro di 100 anni quando la chimica non esisteva ma si moriva a 50anni….
    Detto questo ottimo post il tuo, alla fine i tre aspetti da te segnalati sono quelli fondamentali. grazie Alessandro (http://www.designwine.com)

  7. Luca Risso Post author

    @Alessandro
    Non c’è niente di male a fare il vino come il nonno, o in qualunque altro modo legale uno voglia farlo.
    Arrivo anche a dire che fra i vini migliori del mondo un posto importante lo occupano i vini biologici e biodinamici.
    Quello che risulta insoportabile e odioso è il senso di supponenza, di superiorità e spesso di scherno che i taliban del vino naturale applicano a tutti coloro che usano quella che loro chiamano “chimica”, come se mai la “Chimica” fosse farina del demonio e non una scienza che ha fatto fare all’umanità anche “qualche passo in avanti”.
    Luk

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