Corsi e ricorsi del vino sfuso

E’ da un po’ di tempo che sto osservando un fenomeno in lenta ma costante crescita. Sembrava una cosa sepolta nel passato, relegata a qualche sottoscala semiclandestino, e invece piano piano la vendita del vino sfuso sta ritornando tra noi.

Chi una volta praticava questo tipo di commercio si era piano piano evoluto a enoteca. Non è facile mantenere in buona efficienza gli impianti per conservare adeguatamente il vino nei tini, ci vuole un minimo di controllo della temperatura dei locali, una buona igiene e fornitori affidabili. I fenomeni di segmentazione del mercato e della globalizzazione della produzione hanno fatto poi in modo che nella grande distribuzione fossero disponibili bottiglie a prezzi quasi irrisori, accontentandosi un po’ in merito al contenuto.

Invece piano piano alla chetichella si vedono sorgere qua e là nuove vinerie che oltre al vino imbottigliato di tipo economico propongono quello sfuso, da versare nelle classiche dame o altri contenitori portati dal cliente. Sono esercizi nuovi, forniti di bei tini in acciaio inossidabile, qualcuno afferente anche a catene di franchising per soddisfare una nuova categoria di clienti che fatico non poco a inquadrare. Chi potrebbe frequentare questi luoghi? Posto che la qualità del prodotto possa essere discreta ma ovviamente non eccelsa (i fornitori mi sembrano in genere grosse cantine di territori tradizionalmente vocati alla quantità, come l’Oltrepò o il Monferrato), posto che il risparmio effettivo sia di uno-due euro al litro, sobbarcandosi però il fastidio dell’imbottigliamento, mi chiedo cosa spinga il consumatore di vino a rifornirsi in questi locali. Proviamo a fare qualche ipotesi.

La crisi economica?

E’ oggettiva la minore capacità di spesa del consumatore, unita all’aumento dei prezzi delle buone etichette. Può darsi che in questi contesti si sia creato un gap tra prodotti buoni ma oramai finiti in una fascia di prezzo troppo alta, e le bottiglie più economiche piene però di liquidi imbevibili. La voglia di trovare un vino accettabile potrebbe convincere molti a ritornare allo sfuso. Non è detto che questa aspirazione sia ripagata, ma sicuramente c’è.

Contatto con il fornitore?

L’acquisto di vino sfuso, se non si arriva a quei mostri di self service automatici stile pompa di benzina, implica un certo contatto umano con il venditore che compie l’operazione in un lasso di tempo non minimo, e con cui si può instaurare un dialogo teso a conquistane la fiducia, a farsi “trattare bene”, cose tipo “mi raccomando mi dia quello della settimana scorsa che era così buono”, insomma crea un po’ di confidenza che rafforza la scelta fatta.

Ignoranza?

C’è (bisogna dirlo) una effettiva larga ignoranza nel mondo del vino, neanche tanto giustificata in un paese come il nostro che è il maggiore produttore mondiale, ma che porta i bevitori meno esigenti a diffidare delle enoteche, delle loro file di etichette incomprensibili e dei loro conduttori altezzosi. Il caro vecchio “Oste della Malora” in questi casi va benissimo.

Snobbismo?

Diciamolo! C’è probabilmente anche un certo atteggiamento snob anche del bevitore con possibilità economiche, che ricorre allo sfuso un po’ per moda, e un po’ per atteggiamento, come andare in giro con la giacca lisa e la Citroen2 CV.

Sia come sia il fenomeno c’è e occorrerà in qualche modo tenerne conto!

Luk

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About Luca Risso

Luca non è un esperto di vino nel senso comune del termine, anzi non è affatto un esperto ma piuttosto un entusiasta del vino, un curioso di tutto ciò che è collegato con la cultura del vino del paese (Italia) e della regione (Liguria) in cui vive. La sua formazione personale lo rende particolarmente interessato agli aspetti teorici e tecnici della viticoltura e della vinificazione, al punto di piantatura una propria vigna microscopica e di produrre alcune bottiglie del Merlot. La sua esperienza è documentata nella rubrica "Vino in garage" del portale enogastronomico www.tigulliovino.it .

18 thoughts on “Corsi e ricorsi del vino sfuso

  1. Francesco d'Elia

    Molti pensano che il vino sfuso sia più friendly, in qualche maniera più familiare o più vicino, come se si considerasse più rassicurante acquistare del vino sfuso in luogo di una bottiglia di produttore ignoto.. Forse la dimensione paesana è in qualche modo ancora sentita quale valore di prossimità in contrapposizione alle insidie dell’industria..

  2. Mauro Perticarini

    Sono un enotecario alla ricerca di prodotti buoni e con un buon rapporto prezzo/qualità.
    Sono convinto che la scelta del vino sfuso è determinata al 95% dal prezzo.

  3. marco Patruno

    Vogliamo parlare anche di come parecchi venditori “enotecari” gestiscono e conservano questo vino da vendere sfuso?
    Specialmente al centro-sud ci sono delle situazioni indicibili………. il paragone alla pompa di benzina mi sembra azzeccato!

  4. Luca Risso

    Ora la domanda da 100 milioni:
    Qualcuno ha osato l’assaggio?

    Luk

  5. La Buca del Vino

    Buonasera Sig. Risso,
    fin qui Lei si è posto delle domande…per approfondire l’argomento non solo a parole, La invitiamo a venire ANONIMAMENTE, se passasse da Firenze, ad assaggiare i nostri vini e a vedere come lavoriamo.
    Così…giusto per verificare se la nostra filosofia, la nostra etica, la nostra passione, i valori in cui crediamo noi e i nostri fornitori…riusciamo a infilarli in una vile bottiglia di vino sfuso!
    Grazie. Buon Vino a Lei!

  6. Luca Risso Post author

    Buona sera Sig. La Buca
    Spero non si sia offeso, ho cercato solo di analizzare un fenomeno.
    Luk

  7. marco

    salve,
    volevo segnalare una lodevole iniziativa del sito http://www.proseccoroad.com dedicata alla vendita di prosecco sfuso da imbottigliare. L’ho provato lo scorso anno e devo dire che sono rimasto positivamente colpito dalla qualità del prodotto dopo che l’ho imbottigliato. Del resto però conoscevo già il produttore e quindi non avevo dubbi sulla provenienza del prodotto.

  8. luca Ferraro @ Bele Casel

    Ok, provo a fare un’analisi dal punto di vista di un produttore.
    Il vino in damigiana da quello che so è in leggerissimo calo nelle varie cantine, chi imbottiglia il vino in garage è spesso e volentieri il pensionato, i giovani non hanno voglia di sbattersi per andare in cantina a comprare la damigiana,lavare,riempire,tappare,gabbiettare le bottiglie. La soluzione più giusta è stata quella di portare nelle città il vino sfuso affittando un piccolo spazio e attrezzandolo con serbatoi in acciaio colmati con azoto.In questo modo il bacino di utenza si allarga e le vendite aumentano.
    Problema qualità del vino. Ci sono aziende che vendono ottimo vino in damigiana, come sempre però bisogna saper cercare 🙂

  9. Bibliowine Athos

    Il vino sfuso è molto romantico ma ahimè ormai un troppo superato come concetto.
    I metodi di lavorazione, filtraggio ecc. ottengono ottimi vini che è meglio appunto lasciarli nella loro bella bottiglia di vetro, a beneficio di tutti.
    Forse magari se ristoratori ed enoteche calcassero un po meno la mano sul prezzo…

  10. Antonino Capizzo

    Salve a tutti.
    Sono un produttore vitivinicolo di Trapani (la provincia più vitata d’Italia) e ho letto attentamente tutti i commenti.
    Penso che alcuni di quelli che hanno scritto su questo blog abbiano capito veramente il tipo di cambiamento in atto nella filosofia di acquisto del vino da parte del consumatore finale e questo lo riscontriamo tutti i giorni dagli ordinativi che arrivano attraverso il nostro sito web da parte dei nostri clienti privati.
    In sostanza io credo che i fattori determinati del fenomeno: “Ritorno al vino sfuso” siano le seguenti.
    Il cliente fino a qualche anno aveva il piacere e la possibilità di investire regolarmente €5-€6 in una bottiglia di vino rosso da poter sposare con un piatto di lasagne la domenica a pranzo negli ultimi tempi magari non ha perso questo desiderio di appagamento gastronomico ma di sicuro ha ridotto la propensione a tale investimanto. Quindi le scelte che gli si presentano sono di tre tipi: abbassare il livello di investimento economico e di conseguenza anche l’attesa di qualità, ridurre la frequenza di acquisto, mantenere sia la qualità del vino acquistato sia la quantità puntando sul risparmio che solo alcuni fattori come l’acquisto diretto dal produttore o il vino sfuso alla vineria del quartiere possono garantire salvo ovviamente testare l’effettiva qualità del prodotto.
    In definitiva penso che chi non ha la fortuna di abitare in zone popolate da produttori e nello stesso tempo vuole mantenere un grado di appagamento accettabile da un bicchiere di vino abbia puntato naturalmente sull’acquisto diretto a distanza del vino, sfuso o in bottiglia, da produttore , magari conosciuto per passaparole o in vacanza, o sul negozio di sfusi del proprio quartiere o città.
    Penso che questi cambiamenti più che il frutto di una moda passeggera siano il risultato di una evoluzione naturale dettata da più fattori.

    Infondo questo processo di cambiamento è facile da capire, basta osservare la realtà di tutti i giorni

  11. Filippo Sberna

    Buon Pomeriggio
    vorrei parlare di erogatore di vino sfuso, l’azienda Vinnova S.r.l. sito operativo in Ciriè (TO), presenta l’erogatore Bacco One con brevetto depositato presente con la prima istallazione dal 24 novembre 2009 presso Carrefour di Burolo.
    Il sistema d’imbottigliamento, dei bags in box e di erogazione brevettati, che garantiscono il costante mantenimento del sottovuoto del prodotto dalla cantina alla bottiglia.
    Bacco One si avvale di una tecnologia avanzatissima che consente il controllo remoto della macchina in ogni suo aspetto, un meccanismo di funzionamento anti-urto,anti-goccia, anti-schiuma, igienicamente ineccepibile, regolato nel rispetto delle norme per l’uso da parte diversamente abili, una movimentazione ed un caricamento semplicissimi, sistema antiossidante no gas e no falling.
    Chi può utilizzare Bacco One, Cantine, Enoteche, Ristoranti, Panetterie,Gastronomie, piccoli supermencati, negozi vendite prodotti sfusi etc, minimo ingombro degli spazi () semplicità di utilizzo sia per il consumatore che per il personale addetto.
    Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.vinnovasrl.it oppure contattare il cell. 338-3860959

  12. bacco

    Non è il consumatore di vino sfuso ad essere snob, semmai è il venditore di vino in bottiglia che oggi si presenta come un pinguino del marketing pronto a venderti centinaia di bottiglie tutte uguali. Gli leggi il dollaro che zio Paperone aveva sugli occhi. Questo spaventa e allontana il venditore, che si sente come lo scolaro che deve apprendere di fronte al maestro (e già questo decide le posizioni e comincia a dar fastidio. Venditore/esperto Consumatore/ignorante) .Te ne parlano come fosse un elettrodomestico, esaltando le funzionalità copiate dal manuale. Si presentano con le 24ore(ho detto tutto), con i listini preparati da photoshop e con un enciclopedia nella testa, pronti al loro sermone sul vino…che palle! Quella bottiglia li per me è uguale all’altra se non conosco il nome o il sapore. Dove sono i profumi? L’assaggio?Mi fai vedere il colore?Come scende il vino? Ah è corposo? Se lo dici tu!
    Non si sente la presenza umana di fronte a sta gente (che non sono tutti cosi, ma oggi il buon venditore si riconosce meno in mezzo ai milioni di speculatori),non si sente la terra, non si comprendono i tempi, il lavoro, la pazienza e l’amore. Spariscono tra i muri di una bottiglia anonima, con un etichetta anonima, tenuta da un pinguino con i dollari negli occhi…

  13. Marco

    Ho letto con curiosità tutti i commenti, devo dire che chi parla male del vino sfuso è:
    – ignorante in materia, nel senso che non conosce affatto il mondo del vino e non lo dico per atteggiarmi a santone.
    – prevenuto e poco incline a provare sensazioni degustative nuove.
    – sicuramente snob.
    Sicuramente non tutti quelli che vendono vino sfuso ti offrono il miglior prodotto ma, come hanno giustamente detto alcuni commenti, basta saper cercare. Riscoprire antiche tradizioni, associate alle nuove tecnologie, ti porta ad assaporare un ottimo vino genuino, naturale e che non ha niente da invidiare al 90 per cento delle bottiglie che ti propinano nei supermercati.

  14. max

    vi dico la mia:

    io sono anni che prendo il vino sfuso… personalmente lo prendo da Cantina d’Offizi e mi trovo benissimo. lo uso per bere e per cucinare. hanno parecchi punti vendita a Roma e nel Lazio e per chi interessa, ne aprono sempre dei nuovi. i prezzi sono buoni e i vini sono di qualità (almeno a mio modesto parere)
    questo il sito del produttore.
    http://www.vinisfusidiqualita.it

    io personalmente prendo il vino bianco falanghina e greco di tufo…

    Buona bevuta a tutti

  15. Francesco Di Ruscio

    Sono un produttore di vino e da oltre 60 anni la mia famiglia vende vino sfuso in azienda modalità “pompa di benzia”, la mia esperienza è che se il prodotto è buono la gente ne è entusiasta e ci torna volentieri, noi produciamo anche bottiglie ma il 90% delle nostre vendite riguarda lo sfuso, per questo ho ideato uno shop on line dove vendo sia le mie bottiglie ma sopratutto il vino sfuso in comodi recipienti in PET o in bag in box e il costo del vino parte da 1,00 €!

    il sito è http://www.cantinadiruscio.it

    la qualità del vino la garantisco io personalmente.
    Saluti a tutti!
    Francesco

  16. GIOVANNI CORVEZZO

    Visitate questo sito http://WWW.BACCOMAT.IT

    Semplicemente geniale.
    Ho trovato in vari supermarket in Italia con l’idea del risparmio e del prodotto a km zero.
    Una macchina completamente self sia per vini sfusi che per vini frizzanti

    saluti a tutti

    Giovanni Corvezzo

  17. Niccolò

    Penso che l’articolo discrimini poco tra il vino sfuso acquistato dal produttore o cantina e la rivendita di vini sfusi.
    Per farla breve ho 25 anni ed adoro imbottigliare il vino che vado a prendere con le mie damigiane direttamente dai produttori del monferrato e dintorni. Aggiungo che preferisco di gran lunga chi non abbia denomnazioni doc dogc e varie perchè come ho avuto modo di constatare “gli enologi hanno rovinato il vino”. La maggior parte dei vini in commercio sono “da signorine”, non sporcano i denti e i tannini neanche sanno cosa sono (eppure la vinificazione coi raspi è propria di alcuni vini di eccellenza).
    Secondo me la gente non sà proprio più bere del buon vino, magari si compra il chianti riserva a 5€ al supermercato e pensa di bere un buon vino ma così non è, la bottigia di primitivo a fianco infatti è IDENTICA, solo un po’ più dolce e senza aggiunta di tannini in polvere. E triste ma sembrano tutti vini fatti con lo stampino.
    Per quanto riguarda le rivendite di vini sfusi bisogna discriminare: vi sono quelle degne e quelle indegne. Ne ho visitate di entrambi i tipi ma l’esperienza più divertente è stata con una del secondo tipo. La signora, tra l’altro gentilissima e chiaramente appassionata di bevute più che di vino, ci ha fatto assaggiare una DOZZINA di vini e vi giuro che a parte il barbera locale, gli altri vini quali aglianico, negramaro, primitivo, cabernet erano tutti UGUALI. Alla fine siamo usciti ubriachi da quel posto con una doppiolitro preso a caso giusto per liberarci dalla logorroica signora; il vino è servito per bagnare i fiori….

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